“Creative Europe” una nuova rubrica per parlare di finanziamenti europei alla cultura. Primo ospite: Lucio Scognamiglio

Tra i motivi che rendono particolarmente fragili i progetti culturali made in Italy, c’è senza dubbio la mancata ‘sintonia’ con le opportunità di finanziamento che arrivano dall’Europa.

Esiste una lunga lista, tutta italiana (ahimé!), di occasioni mancate e di più o meno evidenti insuccessi in materia di finanziamenti europei che hanno reso evidente lo scarto tra progettazione (idea) e amministrazione (realizzazione e gestione) culturale nel Belpaese.

Per questo motivo abbiamo deciso di creare una nuova rubrica sul blog, “Creative Europe“, dove ospiteremo una serie di interventi dedicati alle opportunità di finanziamento messe a disposizione delle imprese culturali dalla Commissione europea.

Il primo ospite di “Creative Europe” è Lucio Scognamiglio, presidente di Eurosportello, consorzio senza scopo di lucro composto da società di servizio del sistema Confesercenti, attivo dal 1990. Eurosportello fa parte della rete comunitaria Enterprise Europe Network e si occupa di processi di europeizzazione e innovazione per PMI ed enti pubblici e privati.

Quali opportunità di finanziamento offre al settore cultura l’Unione Europea?

A livello europeo, il settore cultura è finanziato dal programma Europa Creativa, che incorpora i vecchi programmi Cultura e MEDIA. Il sottoprogramma Cultura può finanziare diverse tipologie di progetti: da partenariati strategici per la creazione di network e piattaforme web a supporto della formazione e del lavoro degli artisti, a più ampi progetti di cooperazione in qualunque area culturale. Viene finanziata anche la traduzione letteraria.

Il sottoprogramma MEDIA riguarda, invece, progetti del settore audiovisivo: dalla produzione di film, corti, film d’animazione, documentari, alla formazione del personale addetto, come ad esempio tecnici delle luci e del suono. MEDIA finanzia anche la produzione e commercializzazione di videogiochi. Tutte queste attività devono avere necessariamente carattere transnazionale. Il nuovo programma mette inoltre a disposizione un fondo di garanzia per le micro e piccole imprese che desiderano aumentare la loro quota di mercato.

E’ possibile individuare un trend nei progetti italiani proposti all’UE negli ultimi anni?

Sui vecchi siti dei programmi Cultura e MEDIA è presente un database consultabile con tutti i progetti finanziati.

Dall’Italia ne sono stati proposti troppo pochi: le statistiche della vecchia programmazione 2007-2013 riportano, infatti, che l’Italia ha usufruito solamente di circa il 10% del budget complessivo europeo.

Una cifra non all’altezza del patrimonio e dell’esperienza presente nel nostro territorio.

Sulla base della sua esperienza quali sono i punti forti che un progetto d’impresa in ambito culturale dovrebbe avere per accedere ai Fondi Europei?

Un progetto in ambito culturale dovrà avere un’eccellente componente comunicativa: la pubblicità e la diffusione delle attività previste e dei risultati è molto importante per la Commissione europea, soprattutto per questa tipologia di progetti.

Ovviamente, anche la composizione del partenariato riveste una notevole importanza: i partner devono dimostrare di avere una comprovata esperienza nel settore culturale di riferimento. Infine, anche il grado di innovazione del progetto incide sulla valutazione da parte della Commissione.

Innovazione e Sviluppo sono diventati due elementi chiave della progettazione culturale italiana?

La Commissione europea con questa nuova programmazione 2014-2020 spinge molto su Innovazione e Sviluppo. Tutti i progetti, in qualunque area, dalla cultura alla ricerca, devono presentare aspetti innovativi. Uno degli obiettivi principali della Commissione europea è infatti la “Crescita Intelligente” che mira a sviluppare un’economia basata sulla conoscenza e sull’innovazione.

In Italia ci sono ancora notevoli difficoltà sul versante Ricerca, Innovazione e Sviluppo: come dimostrano i dati Eurostat, il nostro paese si trova a metà della classifica europea, appena sopra gli stati membri più poveri, mentre i paesi del nord Europa si attestano tra i primi posti. Anche la Spagna ci supera.

L’attività formativa degli operatori culturali, finalizzata alla partecipazione ai bandi europei, che ruolo svolge? C’è bisogno di figure ad hoc?

E’ molto importante che l’azienda o l’ente che intende partecipare a un progetto europeo formi a tal proposito alcune figure all’interno del personale.

Tra le conoscenze richieste rientra sicuramente l’inglese. I progetti europei sono diversi rispetto all’attività ordinaria e devono essere gestiti in modo specifico: bisogna mantenere i contatti e la collaborazione con gli altri partner europei, bisogna svolgere attività particolari, non sempre parte del proprio core business e occorre tenere una rendicontazione delle spese preparando report finanziari e tecnici.

Chi intende partecipare a un bando europeo dovrebbe dotarsi di una figura specifica interna o esterna, che si dedichi interamente alla gestione del progetto, soprattutto la prima volta che partecipa.

Ci sono diversi soggetti sul territorio toscano, tra cui Eurosportello, che possono formare il personale interno oppure fornire il nominativo di professionisti ad hoc.

Ci descrive le iniziative intraprese da Eurosportello nel settore dell’europrogettazione?

Facendo parte dell’Enterprise Europe Network, una rete europea che dipende direttamente dalla Direzione generale imprese e industria della Commissione europea e dall’EASME (la sua Agenzia esecutiva), abbiamo avuto accesso a bandi dedicati esclusivamente alla Rete.

eurosportelloTuttavia, abbiamo partecipato e partecipiamo come capofila o partner a numerosi bandi pubblici, ad esempio sulla formazione (il vecchio Lifelong Learning Programme), in particolare uno sulla formazione ambientale dei dipendenti delle imprese e degli enti pubblici e uno sulla formazione degli operatori turistici.

Attualmente abbiamo in corso un progetto Intelligent Energy Europe sulla ristrutturazione energetica nelle scuole. Quest’ultimo richiede un impegno sicuramente maggiore, ma ha un budget molto più elevato e dura 3 anni.

 

E’ il momento di puntare sull’Europa, che ne dite?

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