Art Everywhere vs Apocalisse (più o meno…)

Dal 12 al 25 agosto la Gran Bretagna si è trasformata in un singolare museo a cielo aperto. E non per un attacco di invidia nei confronti del Belpaese (cioè noi!), ma semplicemente per eccesso di desiderio artistico.

L’idea è venuta a Richard Reed e sua moglie Melinda sostenuti nel progetto da alcune istituzioni culturali (Tate e Art Fund), da un gruppo di partner ‘tecnici’ (“The UK poster industry generously gave the project £3 million worth of advertising space for the two week period”), e privati cittadini coinvolti attraverso una campagna di crowdfunding che ha portato oltre mille donazioni individuali da tutto il mondo, per un totale che ha superato le 35 mila sterline.

Il risultato? 22 mila cartelloni pubblicitari sparsi per tutto il Regno Unito che, al posto dei soliti claim degni dei più agguerriti nipoti di Don Draper, hanno ospitato 57 capolavoridi artisti inglesi. Tra i dipinti ‘in mostra’, selezionati da un platea popolare che ha fatto registrare oltre 30 mila “like” in una settimana, nomi del calibro di Francis BaconWilliam TurnerLucian FreudDamien Hirst.

Titolo dell’iniziativa “Art Everywhere”. Dove per “everywhere” s’intende: fermate del bus, parcheggi di auto, stazioni ferroviarie, metropolitana, centri commerciali, cinema, bar e persino due simboli storici di Londra: i bus e i black cabs (per un totale di 3000 dipinti on the road).

Mr Reed, nel presentare l’iniziativa, ha affermato: “Se non riusciamo a portare la persona comune in una galleria allora possiamo portare l’arte dalla galleria in strada”.

E l’invito a partecipare al progetto suonava più o meno così:

Then get out and find them on a street near you – be moved, be inspired, be surprised and get smiling!

A questo punto una domanda mi sorge spontanea. Perché in Italia un autorevole storico dell’arte, uno di quelli che annoverano una carriera a 360° nella gestione del patrimonio nazionale (con risultati che sono sotto gli occhi di tutti, certo poteva andare anche peggio!!), quando parla di coinvolgimento dei cittadini in questioni culturali, con cinico pessimismo profetizza che gli unici restauri possibili saranno quelli ‘di quartiere’ (nel senso che ogni cittadino sosterrà esclusivamente le spese della ‘sua’ chiesa e del ‘suo’ altare), che il ministero dei beni culturali è destinato alla soppressione e che gli operatori culturali di ogni ordine e grado hanno come unica prospettiva l’estinzione?

Quindi, ricapitolando: i sudditi di Sua Maestà girano su bus, taxi e metro effigiati ad arte con invito a sorridere, mentre l’italico popolo si aggira perplesso tra crepe e sermoni con i lucciconi agli occhi (e non per la meraviglia).

GOD SAVE THE QUEEN…….

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