E’ il momento del ‘nostro’ Manifesto

Ci siamo. L’ora X sembra scoccata. La pubblicazione, il 19 febbraio 2012, del Manifesto “Per una costituente della cultura” nel Domenicale del Sole 24 Ore, con l’esplicito titolo Niente cultura, niente sviluppo, ha (finalmente) aperto la fase della mobilitazione per la rinascita del settore culturale in Italia.

E così, giovedì 23 febbraio, al secondo Summit Arte e Cultura, organizzato a Milano dal quotidiano di Via Monte Rosa, eravamo oltre 800. La sala principale è sold-out già alle 9 e i partecipanti in surplus vengono dirottati verso altre postazioni collegate in video-conferenza con il palco. Tra il pubblico: neo-laureati, neo-specializzati, operatori ‘navigati’, organizzatori alle prime armi, giornalisti tout court, blogger di vario ordine e grado (careaboutculture presente!), funzionari pubblici, freelance faidate e, mimetizzati tra la folla, anche creativi curiosi (o curiosi creativi).

Tratto distintivo? Sguardo concentrato ed espressione molto seria. La delusione, si sa, quando si parla di fututo della cultura italiana, è sempre dietro l’angolo e ne sappiamo in tanti qualcosa… Comunque, incrociando le dita, questa volta dovremmo esserci. La sensazione è che la partita sia quella giusta, con regole e obiettivi chiari, e protagonisti determinati verso un’unica meta: “il superamento degli ostacoli allo sviluppo del Paese”.

Per il momento vi invito alla lettura del Manifesto (se ancora non lo avete fatto, ecco il link, mi raccomando aderite!). Sulle nuove idee e i progetti suscitati dall’incontro di Milano tornerò nelle prossime settimane, con vari approfondimenti (ho una bella lista di temi da snocciolare ;) ). Per iniziare, ecco le 5 personali suggestioni nate dalla lettura dei 5 punti chiave della “Costituente”.

1.    Una costituente per la cultura
“Niente cultura, niente sviluppo. Dove per “cultura” deve intendersi una concezione allargata che implichi educazione, istruzione, ricerca scientifica, conoscenza. E per “sviluppo” non una nozione meramente economicistica, incentrata sull’aumento del Pil, che si è rivelato un indicatore alquanto imperfetto…”

Ma sapete chi ha ricevuto dal presidente degli Stati Uniti Barack Obama la Medaglia nazionale per le discipline umanistiche 2011? L’economista indiano Amartya Sen, premio Nobel per l’economia 2011. Devo aggiungere altro?

2.    Strategie di lungo periodo
“Dobbiamo pensare a un’ottica di medio-lungo periodo in cui lo sviluppo passi obbligatoriamente per la valorizzazione dei saperi, delle culture, puntando sulla capacità di guidare il cambiamento. La cultura e la ricerca innescano l’innovazione e dunque creano occupazione, producono progresso e sviluppo”.

Se Dante avesse temuto di usare il volgare per la sua Commedia, non pensate che noi italiani saremmo tutti più poveri (e non solo culturalmente!) e in molti anche disoccupati? 

3.    Cooperazione tra i ministeri
“La strategia e le conseguenti scelte operative devono essere condivise dal ministero dei Beni culturali con quello dello Sviluppo, del Welfare, dell’Istruzione e ricerca, degli Esteri e con il Presidente del Consiglio. [si tratta] dell’assunzione di responsabilità condivise per lo sviluppo”.

Avete mai sentito parlare di Turku? Una città finlandese scelta, insieme a Tallin, come capitale europea della cultura 2011. Su iniziativa dell’amministrazione comunale, i medici di Turku, per contrastare malesseri e sintomi depressivi dei loro assistiti, hanno avuto a disposizione, oltre alle solite ricette, 5.500 biglietti di spettacoli di teatro, cinema, concerti e persino performance circensi. Un grande successo! Se siete curiosi leggete il post 

4.    L’arte a scuola e a cultura scientifica
“[Bisogna] radicare a tutti i livelli educativi, dalle elementari alle università, lo studio dell’arte e della storia per rendere i giovani i custodi del nostro patrimonio, e per poter fare in modo che essi ne traggano alimento per la creatività del futuro. […] Ciò non significa rinunciare alla cultura scientifica, che anzi deve essere incrementata e deve essere considerata […] un veicolo prezioso dei valori di fondo che contribuiscono a formare cittadini e consumatori dotati di spirito critico e aperto”.

Piccola nota biografica: il migliore correttore della mia tesi, dal titolo “La nascita della terza pagina nel giornalismo italiano”, è stato mio fratello: studente di Ingegneria delle telecomunicazioni arrivato all’università con una passione per i bit dello Spectrum e tre chitarre al seguito. 

5.    Merito, complementarità pubblico-privato, sgravi ed equità fiscale
“Una cultura del merito deve attraversare tutte le fasi educative. [….]  è necessario creare le condizioni per una reale complementarietà tra investimento pubblico e intervento dei privati, che abbatta anche questa falsa dicotomia”.

Lascio la parola direttamente a Roberto Napoletano, direttore del Domenicale:  “Non comprendere come i luoghi dell’economia e della cultura si intreccino e si alimentino tra di loro, in particolare in Italia, è il segno più evidente di una miopia che ha pesato (e pesa ancora) come un macigno su un disegno di sviluppo che voglia durare più di qualche generazione”. 

Io direi che ci siamo! Forza……

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